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chicche da: "Il Re di Girgenti"

di Andrea Camilleri

© 2001 Sellerio Editore

http://universo.initalia.biz

di isidoro bonfà

aggiornato al 16/12/2009

 

Una storia stupenda della Sicilia borbonica .... sapori dolci ed aspri di questa terra meravigliosa.

Dialoghi, proverbi... come perle di saggezza.

Rancori, speranze, passioni di gente diseredata.....

Per i poco meridionali .... si  raccomanda il dizionario siciliano italiano.... ed anche spagnolo!!!!

"Ahi li carti! Sono la ruvina di la genti!".

"e tu che ne sai, scecco?".

"Me lo dissi u zù Casio. U zù Casio dici magari che è megliu arriciviri una cortellata che una carta d'abbocato".

"La cammarera, chiamata Rosario (talè, sti spagnoli: mettiri a una fìmmina un nomu d'omo!), era curta, pilusa, i gambi torti, un occhio a Cristo e l'altro a San Giuvanni, grossa quanto un varlirotto di vino, li minni ci pendevano come due visazze vacanti.

"Chisto è il briganti Salomone, / il tirrore di tutte le persone".......................

Si isò tanticchia la natica mancina e sparò un pirito accussì spavintoso che il cani, da fora, si mise ad abbaiari e il gaddro a fari chicchirichì.

Col sole a picco che spaccava a momenti le petre per il gran cavudo, Zosimo ascutava so frati Pippìno che travagliava lontano collo zappone, sentiva gli "han!" che faciva, accompagnando col respiro la botta della zappa sul tirreno.

"Io sono Fura u serparo"disse...............

"L'arte consiste che la vestia mala, sia omo o armàlo, va sempre pigliata pi darrè, dalle spalle, dalla schina, dal culo, o come vuoi to, ma sempre darrè".

Filònia s'arricordò d'un proverbio che sonava: "A poco pane lu corpo s'insigna/chi fa accussì la spesa sparagna".

Quanno lo disse a Gisuè, il marito le arrisponnì: "Chi mangia picca, mangia assai e mangia sempri".

"Ti posso vasari?"

E senza aspettari la risposta, posò le labbrasu quelle del picciotto. E Allura Zosimo si sentì addivintare le gambe di ricotta. No, non pirchì gli era la stanchezza delle ficcate che si era fatto, ma pirchì la vasata sincera della fìmmina era stata la meglio cosa che gli fosse capitata dintra a quella càmmara.

Ai sò ommini ci insignava macari il leggiùtu e lo scrivùtu, pirchì diciva che quattro sono li cosi che fanno la dignitate di l'omo: il travagliu, la littira (epperciò voliva che sapissiro liggiri e scriviri), l'annuri e la parola data.

         
a VEDI "LA SPREMUTA"