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CESARITO A BRANCALEONE

di Francesco Spagna

Pagina realizzata il 01-gen-2019 - ULTIMO AGGIORNAMENTO 03-gen-2019

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BRANCALEONE

LA STORIA DEL PAESE

LIBRI SCRITTORI A BRANCALEONE

MAPPA DEL SITO

“Ma so’ ragazzi!” Mi è tornata in mente questa espressione tranquillizzante, scherzosamente paternalistica – tante volte sentita dal nostro Isidoro[1] – ripensando alle vicende di Cesare Pavese a Brancaleone. Perché se la categoria “ragazzi” copre l’arco dei vent’anni, Pavese, all’epoca del confino, nel 1935, doveva ancora compierne ventisette e dunque era giovane uomo, “ragazzo”. Senza perciò togliere serietà e importanza all’esilio come alla giovinezza, Pavese a Brancaleone Calabro preferiamo immaginarlo come “Cesarito”: anche con questo affettuoso diminutivo Antonio Scurati ci presenta il celebre scrittore nel romanzo Il tempo migliore della nostra vita (Bompiani 2015). Per stemperare quell’alone un po’ serioso, letterario ufficiale, ricorso, proprio a Brancaleone, nelle Giornate Pavesiane celebrate in paese negli ultimi decenni, che culminarono con la posa di un monumento sulla via marina, ora divelto e abbandonato.

Il Busto di Cesare Pavese come si mostrava anni fa sulla piazzetta del lungomare

No, Cesarito non era un tipo da monumenti, era giovane, anticonformista, creativo e imprevedibile come solo i poeti sanno essere. Nel mare di Brancaleone – quello che d’inverno gli sarebbe apparso come muro di un carcere – l’estate precedente si era tuffato, aveva nuotato, si era steso sugli scogli, asciugato al sole sulla spiaggia. Cesarito era allora un ragazzo e la sua opera, poetica e narrativa, era quasi tutta da compiere. Era in pubblicazione, in quei mesi, Lavorare stanca (Solaria 1936), il suo primo libro di poesie – la sua prima opera in assoluto e tra le più importanti. Tutto il resto era ancora in fieri, ancora a venire. L’incontro con il suo primo libro pubblicato avvenne dunque a Brancaleone, durante il confino (che durò dall’estate del 1935 alla primavera del 1936) quando gli vennero inviate le prime copie[2].

       

Edizione originale di "Lavorare stanca" del 1936 con data e firma autografa di Cesare Pavese

Cesarito era al confino più per una “ragazzata” che per un premeditato atto politico, senza togliere nulla alla nobiltà d’animo e generosità con la quale aveva protetto la giovane comunista della quale si era innamorato (che rimarrà amore impossibile anche al suo ritorno a Torino). Dunque un ragazzo, “con la testa tutta da un’altra parte”: basta leggere le meditazioni che aprono il suo diario postumo Il mestiere di vivere (Einaudi 1952), in particolare quella sul mestiere di poeta, scritta il 10 ottobre a Brancaleone:

Questa sera, sotto le rocce rosse lunari, pensavo come sarebbe di una grande poesia mostrare il dio incarnato in questo luogo (p. 12).

Il calendario lunare di Astroseek, in rete, conferma che quel giovedì 10 ottobre del 1935 la luna era quasi piena e probabilmente spuntava all’orizzonte, come spesso capita di vederla, colorata di una luce rossastra.

La luna piena sorge sul mare a Brancaleone - foto di Nino Votano

L’esperienza di Brancaleone rimase a lungo a decantare nell’animo del poeta, finché nel 1948 la elaborò in uno dei suoi migliori racconti lunghi, Il carcere, poi riunito nella raccolta Prima che il gallo canti e ora riedito come opera singola (Einaudi 2018). Le descrizioni sembrano precise, ispirate al paese reale. A chi conosce Brancaleone viene la voglia di ritrovarli, quei luoghi. Riallineando la prospettiva del protagonista del romanzo, Stefano, con quella di Pavese stesso. 

La casa sul Corso di  Brancaleone dove alloggiava il confinato Cesare Pavese

Se la casa dove alloggiò il poeta è collocata nel suo spazio reale, affacciata sul corso, in fondo al paese, con alle spalle la linea ferroviaria e il mare, anche gli altri luoghi descritti potrebbero non essere d’invenzione e corrispondere a luoghi reali, rintracciabili. La fiumara dove avviene l’episodio della caccia alle quaglie, raggiunta prima dell’alba dal lungomare, piegando sulla sinistra, non può che essere la “fiumarella” a nord del paese. Cesarito amava passeggiare ma il perimetro concessogli dalle regole del confino era limitato.

Il paese vecchio (Brancaleone Superiore) nell'entroterra su un "poggio" a circa 300 m sul livello del mare

Dunque, poteva camminare verso il “poggio”, come scrive, dove sorge il paese vecchio (Brancaleone Superiore) ma solo fino alla curva che svolta a destra (appena dopo la frazione di Razzà).

 

Provenendo da sinistra nella foto lungo la via Milite Ignoto,  dalla  marina si arriva alle pendici del colle del Borgo Antico dove, in corrispondenza della Frazione Razzà, la strada fa una decisa curva a destra

Tornando indietro da questa passeggiata, il protagonista sembra proseguire dritto, verso il mare (oltre il passaggio a livello?)

"Brancaleone, strada verso il mare all'inizio del paese"

e scrive:

All’entrata del paese, tra le prime casette, ce n’era una isolata tra lo stradale e la spiaggia. (…) Era una casa dai muri in pietra grigia, con una scaletta esterna che portava a una loggetta laterale, aperta sul mare. Per un riscontro di finestre – insolitamente spalancate – appariva, a chi guardasse dall’alto della strada, come forata e piena di mare. Il riquadro luminoso si stagliava netto e intenso, come il cielo di un carcerato. (p. 10)

Spiaggia di Brancaleone, dipinto di Umberto Spagna, 1938

Per vedere il mare in un “riscontro di finestre” lungo la strada che scende alla marina, la casa cosiddetta “dei gerani”, se la corrispondenza non è di fantasia, potrebbe essersi trovata nei pressi di quella che un tempo si chiamava Piazza Principe di Roccella, allo sbocco della piccola via Somalia.

L'edificio della "Caserma Forestale", già "Guardia di Finanza", sul Lungomare di Brancaleone, che si trova subito dopo la Piazza Principe di Roccella; nell'antica ripresa dei primi anni del 1900 davanti a questa si trovava un altro piccolo edificio, visibile in parte anche nel dipinto di U. Spagna; l'edificio della "Forestale" aveva delle scalette dal lato destro della foto (ingresso principale), non visibili, perché coperti dal  piccolo fabbricato in primo piano

Si tratta della casa dove la Concia era a servizio, la selvatica ragazza della quale il protagonista si innamora. Scrive di quest’ultimo, Stefano:

La sua fantasia diede un balzo quando vide un mattino su quella scaletta una certa ragazza. L’aveva veduta girare in paese – la sola – con un passo scattante e contenuto, quasi una danza impertinente, levando erta sui fianchi il viso bruno e caprigno con una sicurezza ch’era un sorriso. (ivi)

Chi poteva, se non Cesarito, perdere la testa per una tale ragazza e su di lei fantasticare “con un senso di libertà e di distacco” (ivi). Una misera e umile servetta, che si concedeva ai ragazzini. Quale amore estraneo e impossibile, eppure folgorante, ossessivo e stregato. Il giovane, imprevedibile, anticonformismo di Pavese. Ancora più antifascista dell’antifascismo politico?

Viene la voglia di riprenderla, questa memoria di Cesarito, ma per la via giovanile di chi non teme la libertà, più che per quella, austera e non troppo imperitura, dei monumenti.


 

[1] Isidoro Bonfà, il curatore di questo sito web e di alcune delle immagini e didascalie di questa pagina
[2] Una copia venne donata a Fortunato Musitano (prozio di Isidoro Bonfà), allora insegnante a Brancaleone e amico di Pavese.
 

 

PAGINE CORRELATE:

 

Proloco Brancaleone  2015 Cesare Pavese il confino a Brancaleone

Pagina ricca di informazioni con un bel cortometraggio di Giuseppe Taffarell del 1967 sul confino del poeta a Brancaleone

VEDI ANCHE ALTRA PAGINA DELLA PROLOCO CON APPROFONDIMENTI 2017:

---- >   http://www.prolocobrancaleone.it/2017/11/2637/

 

 

CESARE PAVESE AL CONFINO

Un video che ripercorre momenti del confino di Pavese

intervista con l'amico Oreste Politi

il "Giannino" de Il Carcere di cui dice che Pavese scrisse di quello che era stato veramente.

 

PREZIOSI DOCUMENTARI DI LUIGI BONESCHI SULLA VITA E LE OPERE DI CESARE PAVESE - Dal programma TV di Pupi e Antonio Avati "LA SELVA DELLE LETTERE" Viaggio  nella letteratura italiana , testi e regia di Luigi Boneschi

 - 1^ PARTE

 - 2^ PARTE  - IL CONFINO A BRANCALEONE - Intervista a GIANNI CARTERI grande studioso calabrese Pavesiano (scomparso l'11 agosto 2015 - un ricordo di Vito Teti) - la poesia LO STEDDAZZU

 - 3^ PARTE     

 - 4^ PARTE

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Pavese

https://it.wikipedia.org/wiki/Lavorare_stanca

LAVORARE STANCA - DUE STRUGGENTI POESIE DELLA SECONDA EDIZIONE 1943
La prima edizione della raccolta di quarantacinque poesie, edita nel 1936, fu arricchita per un totale di settanta in una successiva edizione del 1943.
Due di queste nuove composizioni furono scritte dal Poeta a Brancaleone durante il confino:
  • Paternità (Dicembre 1935)
  • Lo Steddazzu (Gennaio 1936)
LE DUE POESIE NEL BLOG 2010 DEL PROF. BIAGIO  CARRUBBA
strill.it - 2012
MEMORIE - CESARE PAVESE ''U PROFESSURI'' CONFINATO TRA IL MARE E I GELSOMINI DI BRANCALEONE CALABRO di Anna Foti
il dispaccio.it - 2012
LA BRANCALEONE DI CESARE PAVESE di Gianni Carteri
 
PRIMA CHE IL GALLO CANTI
FILM di RAI Tele Spazio Calabria
Regia di Mario Foglietti, scritto da Arnaldo Bagnasco e Franco Porcarelli, scenografia Francesco de Summa
Youtube 2 h 10 m
inizia dopo circa 9 minuti di pubblicità
andare avanti fin la per far partire il film
 
Dimora del Confino di Cesare Pavese
La casa dove abitava il Poeta un luogo da visitare
chiama +393470844564
altri riferimenti nel link a tripadvisor

 

- L’UNIVERSO e L’UOMO -

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